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Ultime News

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Nexi avvia un buyback fino a 300 milioni di euro
21 maggio 2025

Nexi avvia un buyback fino a 300 milioni di euro

Nexi ha comunicato, come da autorizzazione concessa dall'Assemblea degli azionisti tenutasi il 30 aprile 2025, l'avvio del programmadi riacquisto di azioni per un importo massimo di 300 milioni di euro, da completare entro il 31 dicembre 2025.Le azioni acquistate saranno annullate, ad accezione delle azioni necessarie per servire gli impegni derivanti dai piani di incentivazione azionaria di volta in volta esistenti e per eventuali operazioni di M&A, in esecuzione della delibera della suddetta Assemblea degli azionisti. Le operazioni saranno eseguite da un intermediario indipendente nel rispetto delle normative vigenti.Ad oggi, 21 maggio, Nexi detiene 697.206 azioni proprie, pari allo 0,06% del proprio capitale sociale.Il Gruppo ricorda inoltre che per il 2025 l’Assemblea degli Azionisti ha anche approvato la proposta di una distribuzione di dividendi pari a circa 300 milioni di euro (euro 0,25 dividendo per azione), con lo stacco della cedola lo scorso 19 maggio e pagamento in data odierna.Intanto discreta la performance del Gruppo attivo nel settore dei pagamenti digitali, che si attesta a 5,27 euro, in lieve aumento dello 0,38%.

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nexi
Le turbolenze sui mercati non frenano i rendimenti dei mercati emergenti
20 maggio 2025

Le turbolenze sui mercati non frenano i rendimenti dei mercati emergenti

Malgrado le sfide affrontate nel corso dell’anno, l’EMD (Emerging Market Debt) ha mantenuto rendimenti generalmente positivi, superando anche i bond dei mercati sviluppati più rischiosi, come quelli ad alto rendimento statunitense. La domanda principale diventa ora se questa resilienza sia temporanea o possa invece essere sostenuta nel tempo.

“Il debito emergente in valuta locale ha dimostrato di essere in buona parte indipendente dalla forza del dollaro statunitense e dall’incertezza delle politiche commerciali, grazie a fattori ciclici e strutturali come il declino dell’eccezionalismo statunitense e possibili cambiamenti nello status del dollaro come valuta di riserva mondiale. Ma nonostante le opportunità attuali, permangono alcuni rischi, soprattutto legati alle tariffe e ai cambiamenti politici, avverte Witold Bahrke, senior macro and allocation strategist di Global Evolution (parte di Generali Investments), che consiglia “di adottare una strategia di sottopeso sui Paesi emergenti asiatici più vulnerabili a tariffe più elevate“.

Bahrke sottolinea inoltre che saranno gli sviluppi politici, più che i dati economici, a influenzare i mercati in futuro.

“Anche se si prevede un aumento dell’incertezza geopolitica, le prospettive per l’EMD rimangono positive. Ci sono opportunità per gli investitori di beneficiare di valutazioni più favorevoli e della resilienza di alcuni segmenti di mercato”, sostiene Bahrke.

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Emerging markets
 Live Dazi, le ultime notizie in diretta | Il primo effetto della guerra commerciale: crolla l’export cinese verso gli Usa.
9 maggio 2025

Live Dazi, le ultime notizie in diretta | Il primo effetto della guerra commerciale: crolla l’export cinese verso gli Usa.

Gli Usa siglano l’accordo con Londra

Azzerati verso la Gran Bretagna i dazi del 25% su acciaio e alluminio e sui motori per aerei Rolls Royce e ridotti quelli per le autovetture al livello minimo del 10%, che resta anche per le altre merci importate. Come scrive, Luigi Ippolito sul Corriere della sera, il Regno Unito invece rimuove le sue tariffe su etanolo, carne e altri prodotti agricoli, dando una spinta da 5 miliardi alle esportazioni Usa. Secondo la Casa Bianca seguiranno «numerosi altri accordi». Ma mentre stanno per partire i negoziati con Cina e Unione Europea, Trump ha ribadito che la Ue «ha trattato molto ingiustamente gli Stati Uniti.

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Charlie Munger aveva previsto il crollo dei mercati: ecco come superarlo
23 aprile 2025

Charlie Munger aveva previsto il crollo dei mercati: ecco come superarlo

Il mercato azionario ha appena ricevuto un altro pugno allo stomaco – e Charlie Munger lo aveva previsto anni fa. L’S&P 500 è crollato di oltre il 10% in soli due giorni all’inizio del mese, dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di nuovi dazi a tappeto.

Il crollo ha portato l’indice in territorio ribassista, prima che una pausa di 90 giorni su alcuni dazi aiutasse i titoli a riprendersi. Tuttavia, Wall Street rimane in ansia per i timori di una guerra commerciale prolungata.

Il pensiero di Munger è ancora valido

Munger, il defunto vicepresidente di Berkshire Hathaway, non era uno che edulcorava le realtà del mercato. In un’intervista del 2009 alla BBC, Munger ha dichiarato: “Se non riesci a gestire un calo del 50%, ti meriti un risultato mediocre”.

Si riferiva a perdite reali: le azioni della Berkshire erano scese di oltre il 50% durante la crisi finanziaria del 2008.

Quando gli è stato chiesto se fosse preoccupato per il calo del prezzo delle azioni della società, Munger ha risposto con un deciso: “Zero”. Non era la prima volta che lui e Buffett vedevano crollare le loro partecipazioni. “Questa è la terza volta che Warren e io abbiamo visto le nostre partecipazioni nella Berkshire scendere, dall’alto verso il basso, del 50%”, ha detto.

L’approccio di Munger? Mantenere la calma e continuare a comprare. Lui e Buffett hanno seguito un mantra familiare: “Siate timorosi quando gli altri sono avidi, e siate avidi quando gli altri sono timorosi”. Business Insider ha riportato il 26 marzo che le azioni Berkshire sono salite del 16% nel 2025, sfidando il declino del mercato in generale.

I dazi scatenano il panico, gli analisti si fanno sentire

Il caos di mercato è iniziato la settimana del 1° aprile, dopo che Trump ha introdotto nuovi dazi per limitare l’influenza economica della Cina. Sebbene la pausa di 90 giorni abbia contribuito a innescare un rally, gli analisti non stanno abbassando la guardia.

Il 31 marzo, Goldman Sachs ha previsto una possibilità del 35% di ulteriori ribassi del mercato nel corso del prossimo anno, come riportato da Reuters.

Gli investitori, nel frattempo, sono divisi tra paura e opportunità. Un sondaggio pubblicato da Investopedia ha rilevato che il 73% degli investitori è preoccupato per la volatilità dei mercati, ma solo il 17% si è orientato verso asset più sicuri.

La maggior parte degli investitori (58%) ha dichiarato di acquistare azioni durante il ribasso del mercato, concentrandosi su titoli tecnologici popolari come Apple e Nvidia.

Tuttavia, le bandiere della cautela sono alzate. L’economista di GlobalData TS Lombard, Daniel von Ahlen, ha dichiarato a Business Insider: “La tregua di Trump sui dazi ha innescato un rally di sollievo nei mercati azionari, ma pensiamo che sarà di breve durata e raccomandiamo di vendere sui rally e di non comprare durante i ribassi”.

La storia favorisce chi ha pazienza

Le flessioni dei mercati possono essere brutali, ma la storia dimostra che spesso creano le premesse per la crescita. Secondo un report di Winthrop Wealth del gennaio 2023, dal 1929 l’indice S&P 500 ha attraversato 13 mercati ribassisti. In ogni caso, l’indice si è ripreso con forza su periodi di uno, tre e cinque anni.

Munger ha tenuto questa lezione agli studenti durante un’apparizione del 2011 all’Università del Michigan. “Potete aspettarvi altri boom e crolli nel corso della vostra vita”, ha detto, esortandoli a “continuare a comportarvi in modo credibile ogni giorno”.

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Charlie Munger
Polizze Cat Nat - Aggiornamento scadenze
2 aprile 2025

Polizze Cat Nat - Aggiornamento scadenze

Il Consiglio dei Ministri del 28 marzo ha approvato un decreto-legge che differisce, per le micro, piccole e medie imprese, l’obbligo di stipulare contratti assicurativi a copertura dei danni direttamente cagionati da eventi catastrofali.

 

Di seguito le nuove date previste:

  • piccole e micro imprese: obbligo dal 1° gennaio 2026;

  • medie imprese: obbligo dal 1° ottobre 2025;

  • grandi imprese: resta confermata la scadenza del 1° aprile 2025, ma le eventuali sanzioni scatteranno solo dopo 90 giorni da tale data.

Il nuovo termine viene stabilito in base alle dimensioni dell'impresa secondo la direttiva UE 2023/2775.

 

Per ciascuna categoria dimensionale la direttiva stabilisce tre limiti, due dei quali non devono essere superati:

  • microimprese: stato patrimoniale (450.000 euro), ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (900.000 euro), dipendenti (10);

  • piccole imprese: stato patrimoniale (5 milioni di euro), ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (10 milioni di euro), dipendenti (50);

  • medie imprese: stato patrimoniale (25 milioni di euro), ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (50 milioni di euro), dipendenti (250);

  • le grandi imprese superano almeno due dei seguenti tre criteri: stato patrimoniale (25 milioni di euro), ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (50 milioni di euro), dipendenti (250).

La proroga non riguarda le compagnie di assicurazione, per le quali l’obbligo di contrarre resta fissato al 1° aprile 2025.

Compila il form in home page per maggiori informazioni.

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insurance
Effetto Trump sul dollaro: da gennaio perde il 5% contro l’euro. Perché succede e cosa ci si aspetta adesso
28 marzo 2025

Effetto Trump sul dollaro: da gennaio perde il 5% contro l’euro. Perché succede e cosa ci si aspetta adesso

A inizio gennaio 2025 la forza del dollaro sembrava inarrestabile. Dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca il biglietto verde aveva rapidamente guadagnato posizioni contro tutte le principali valute e sembrava destinato a raggiungere rapidamente la parità contro euro e forse addirittura a spingere la divisa comune europea sotto quota 1, dopo che il 10 gennaio scorso il dollaro aveva toccato un massimo di 1,02 contro euro. Ma poi qualche cosa non ha funzionato e il dollaro ha incominciato a indebolirsi. 
Peter Kinsella, responsabile delle strategie valutarie di Union Bancaire Privée, fa il punto sugli ultimi sviluppi del mercato delle valute.  «Dall'insediamento di Donald Trump, la fiducia dei consumatori statunitensi è peggiorata, riflettendo i maggiori livelli di incertezza legata ai dazi. I tassi di interesse statunitensi a lungo termine sono diminuiti e, di conseguenza, il vantaggio a livello di carry (rendimento cedolare) del dollaro USA rispetto alla maggior parte delle valute dei Paesi del G10 e dei mercati emergenti si è ridotto», scrive Kinsella in una analisi appena pubblicata.
Il fallimento del «Trump Trade»

Dal 22 gennaio , l'indice del dollaro USA è sceso di circa il 5%. La debolezza del dollaro è generalizzata, con la valuta che perde terreno sia nei confronti delle valute dei Paesi del G10 che di quelle dei mercati emergenti. Valute come la corona svedese (SEK), la corona norvegese (NOK) e lo Yen (JPY) hanno registrato le migliori performance rispetto al dollaro. Ne traggono vantaggio le valute sottovalutate, come la corona svedese (SEK), la corona norvegese (NOK) e lo Yen (JPY).
Questa azione sui prezzi non corrisponde alle attese degli investitori secondo i quali il dollaro avrebbe beneficiato del cosiddetto «Trump trade», una combinazione di deregolamentazione dell'economia statunitense, dazi elevati sulle importazioni e tassi di interesse più alti.
Progaganda contro realtà 

Secondo l’opinione corrente, i dazi avrebbero dovuto portare a un apprezzamento del dollaro USA a causa delle aspettative di riduzione delle importazioni e di un conseguente miglioramento della bilancia commerciale degli Stati Uniti. Questo però non è accaduto. Ciò riflette l’imprevedibilità degli annunci sui dazi e la mancanza di certezza riguardo alla posizione finale degli Stati Uniti su questo tema. Gli annunci di Trump e la successiva sospensione delle misure tariffarie su Canada e Messico ne sono un ottimo esempio. Di conseguenza, il cambio euro/dollaro non si è quasi mosso quando Trump ha annunciato potenziali dazi sui beni europei: quando si tratta della politica commerciale, diventa complicato per gli investitori capire se fidarsi delle parole di Trump oppure no.
Sorprendentemente, sono pochi gli studi sugli effetti dei dazi sulle valute. Tuttavia, secondo gli studiosi l'impatto iniziale è un apprezzamento della valuta del paese che impone i dazi a causa dei cambiamenti nella bilancia commerciale. Gli effetti economici successivi tendono poi a invertire questa tendenza.

Il calo dei tassi a lungo termine

C'è anche una questione di scala e dimensioni. Gli Stati Uniti hanno imposto dazi alla Cina a partire dal 2018, quando la Banca centrale di Pechino voleva leggermente indebolire il Renminbi cinese (CNY). Nello scenario attuale gli Stati Uniti hanno imposto dazi alla Cina, al Canada e al Messico contemporaneamente, oltre ad aver minacciato di applicarli all'UE. E invece di assistere a un apprezzamento del dollaro, abbiamo assistito a un suo indebolimento.
Dall'insediamento, la fiducia dei consumatori statunitensi è peggiorata, riflettendo i maggiori livelli di incertezza legata ai dazi. I tassi di interesse statunitensi a lungo termine sono diminuiti e, di conseguenza, il vantaggio del dollaro USA rispetto alla maggior parte delle valute dei Paesi del G10 e dei mercati emergenti si è ridotto.

Dollaro sopravvalutato

«Il dollaro statunitense scambiava ai massimi da decenni prima dell'insediamento di Trump», scrive Kinsella. La sua chiara sopravvalutazione è uno dei principali fattori alla base del deficit commerciale statunitense e l'amministrazione USA avrà accolto con favore l’indebolimento del dollaro. «Riteniamo che la soglia per un ulteriore indebolimento del dollaro non sia particolarmente alta. L'annuncio della spesa fiscale della Germania segna un punto di svolta e porterà a una maggiore dinamica di crescita nella più grande economia europea, proprio nello stesso momento in cui gli Stati Uniti sperimenteranno una crescita più lenta e una modesta contrazione fiscale. Sostanzialmente, un euro più forte farà di più per ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti di quanto non faranno mai i dazi».

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