Pochissimi investimenti hanno una qualità tale da giustificare elevate commissioni e forse anche tu stai pagando 10.000€ all’anno di commissioni quando ne basterebbero 250€*; 9.750€ di troppo che potresti piuttosto usare per una crociera di lusso ogni anno o per lo studio dei figli.
Quando si decide di investire in un fondo d’investimento occorre valutare alcuni fattori che rischiano di condizionare fortemente il rendimento dell’intero investimento. Il principale fattore è quello legato ai costi, soprattutto in momenti in cui – considerando il livello dei tassi – anche per gli strumenti meno rischiosi i rendimenti sono piuttosto modesti. Una piccola differenza percentuale nei costi di un investimento può determinare inutili spese aggiuntive per decine di migliaia di euro nel lungo termine ed in ultima sintesi l’impossibilità di raggiungere i propri obiettivi finanziari.
In Italia il problema è ancora più accentuato a causa della posizione dominante degli intermediari finanziari e l’asimmetria informativa tra questi ultimi e gli investitori.
Ma come si posizione l’industria italiana dei fondi, e la sua rete di distribuzione, sotto questo profilo? Numerosi sono gli studi che analizzano questo aspetto, anche confrontando le dinamiche di un paese rispetto a quelle riscontrabili in altri.
In particolare, uno dei report di questa tipologia più recenti è quello dell’ESMA (acronimo di European Securities Markets Authority), intitolato “Performance and costs of retail investment products in the EU”. Lo studio dell’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, un organismo dell’Unione Europea, raffronta oltre le performance anche i costi dei prodotti di investimento retail (ossia dedicati ai risparmiatori) dell’area euro. Per l’Italia l’ESMA ha aggregato dati da Consob (il paper “Il costo dei fondi comuni in Italia. Evoluzione temporale e confronto internazionale” del 2018) e Banca d’Italia (il documento “Il costo totale dell’investimento in fondi comuni” del 2017). Il report dell’autorità di controllo delle borse e dei mercati finanziari ha messo sotto la lente i fondi di diritto italiano e di diritto non italiano (di altri stati europei), ma commercializzati in italia.
Gli studi, che portano a risultati sostanzialmente molto simili, indicano che i costi totali dei fondi di investimento (dati 2016) sono di circa l’1,58%. Queste spese variano, naturalmente, a seconda del comparto in cui i fondi operano. I prodotti con sottostante la componente azionaria costavano in media il 2,34% mentre quelli del comparto obbligazionario l’1,16%. I primi, soprattutto, sono più alti che in altri stati europei come Lussemburgo, Irlanda e Francia.
La maggior parte degli strumenti finanziari ad elevato costo di gestione possono essere sostituti con prodotti finanziari a bassissimo costo di gestione e commissioni, anche dello 0,05%, quindi un risparmio di oltre il 97%. Per capire come basta compilare il form in basso.
*Ipotesi di investimento di 500.000€ in fondi o gestioni gravate da costi del 2% eliminabili sottoscrivendo prodotti a basso costo.

Impatto dei costi: simulazione crescita, in 20 anni, di un investimento di 300.000€ in un portafoglio di strumenti finanziari con costo medio dello 0,05% e di un portafoglio con costo medio del 2% (ipotesi rendimenti al 3%). La differenza tra i due montanti è di oltre 170.000€