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Gli investitori istituzionali vengono identificati come “smart money”, concetto da contrapporre al “dumb money” (noialtri). Intelligenti contro stupidi insomma. Anzi viene continuamente ripetuto che dovremmo prendere decisioni di investimenti ispirate il più possibile a quelle degli infallibili investitori istituzionali. Purtroppo una ulteriore evidenza accademica sembra infrangere nuovamente questo mito.

Cosa accade infatti abitualmente? Gli investitori istituzionali impiegano molto tempo nella selezione dei gestori ai quali affidare la gestione di “porzioni” del portafoglio, ad esempio affido a tizio la gestione dell’azionario USA (i c.d. mandati). La selezione (e la supervisione) viene affidata a comitati interni spesso assistiti da ben remunerati consulenti esterni. Le selezioni culminano in qualcosa che ricorda la finale di un concorso di bellezza, i finalisti (i gestori) ora hanno l’occasione della vita; assistiti da presentazioni PowerPoint accattivanti possono dare sfoggio delle loro competenze e caratteristiche esclusive.

In Choosing Investment Managers (https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3651476) Amit Goyal (University of Lausanne; Swiss Finance Institute), Sunil Wahal (Arizona State University (ASU) – Finance Department) e M. Deniz Yavuz (Purdue University – Krannert School of Management), analizzano come le finali di questi “concorsi di bellezza” siano effettivamente assai influenzate dai pregressi rapporti personali che i selezionatori hanno con i selezionati. Del resto cosa potrebbe aiutare maggiormente un candidato a vincere un concorso di bellezza che conoscere il giudice?

Due fattori giocano un ruolo determinate nella selezione dei gestori: le performances passate di questi ultimi e l’esistenza di relazioni personali pregresse. Però poi cosa accade?Le performaces dei gestori, una volta selezionati, risultano inferiori a quelle dei gestori scartati (o licenziati proprio a causa delle performances inferiori alla media di categoria); questo è un fenomeno ampiamente discusso, analizzato e validato accademicamente: come in una folle rincorsa i gestori scartati fanno meglio di quelli appena ingaggiati e viceversa sollevando pertanto molti dubbi sulla effettiva utilità dell’attività (spesso remunerata a peso d’oro) dei consulenti esterni incaricati di selezionare i gestori.

Inoltre i rendimenti dei gestori selezionati in forza di pregresse e consolidate relazioni sono indistinguibili da quelle dei gestori privi di relazioni con l’investitore istituzionale. Ovvero godere di una forte relazione aiuta certamente il gestore ad ottenere il mandato ma non aiuta in alcun modo l’investitore ad ottenere rendimenti maggiori.

Pertanto questo studio (Choosing Investment Managers) dovrebbe essere sempre presente sulla scrivania di chi la responsabilità di investire il denaro istituzionale, al fine di ottimizzare e canalizzare le energie solo dove è ragionevole attendersi del valore e solo dove ci siano chiare evidenze scientifiche ed accademiche.

Luca Cirillo | Empowering Investors

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