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Lazard European Alternative

La Strategia Azionaria Long/Short

Il fondo investe in azioni europa utilizzando una strategia long-short: i gestori prendono posizioni lunghe in azioni che si prevede si apprezzino e posizioni corte in singoli titoli, thematic basket (insieme di titoli basati su temi appositamente creati) e strumenti future. Una strategia azionaria long-short intende minimizzare l’esposizione al mercato, smussando il profilo di volatilità traendo profitto dall’apprezzamento delle azioni nelle posizioni lunghe e dal deprezzamento delle posizioni corte.

Focus su Risk Management e Preservazione del Capitale

Considerando ciascuna posizione in portafoglio come un centro di profitto a se stante, l’obiettivo del team è quello di preservare il capitale in ogni fase del ciclo di mercato. Questo avviene tramite un monitoraggio costante delle posizioni, l’utilizzo di strumenti liquidi come i futures, e determinate scelte di asset allocation durante i periodi di maggiore volatilità. Il risultato è una volatilità di portafoglio media nettamente inferiore rispetto a quella dei principali indici di mercato e un drawdown (perdita massima) medio minimo nelle fasi di ribasso. Queste due caratteristiche rendono il fondo particolarmente adatto agli investitori che hanno come obiettivo la protezione del capitale.

I risultati della gestione sono chiari nel grafico seguente, che confronta i rendimenti del fondo Lazard European Alternative (LEAF) con quelli dell’indice rappresentativo delle azioni europee, avvenuti nei mesi con rendimenti di mercato più negativi:

Lazard Europe Alternative

 

Perché una Strategia Long/Short?

Le strategie azionarie long/short sono interessanti ai fini della mitigazione del rischio, in quanto offrono agli investitori un flusso tendenziale di rendimenti non correlato alle classi di attivi tradizionali. Questi approcci di investimento consentono ai gestori una maggiore flessibilità, in termini di espressione dei propri giudizi d’investimento rispetto a quelli long-only.

 

Lazard

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Pronti Contro Termine 2022

Dal 15 al 30 Giugno i già Clienti BG e nuovi clienti potranno sottoscrivere un Pronti Contro Termine (PCT) con durata 1° Luglio – 31 Ottobre 2022.
Tale operazione permette di investire la liquidità, per un periodo di tempo determinato, su uno strumento finanziario a basso rischio e con un rendimento predefinito dell’1,50% annuo lordo.

I Fondamentali del Pronti Contro Termine 1,50%:

L’investimento può provenire solo da RACCOLTA FRESCA (nuova liquidità).
Raccolta Fresca: Si intende la nuova liquidità, conferita dal Cliente sul conto di addebito dell’operazione di sottoscrizione del PCT, dal 23 maggio 2022 al 30 giugno 2022.
Tali somme non devono derivare da disinvestimenti di strumenti finanziari e prodotti assicurativi detenuti su Banca Generali e/o dalla stessa intermediati.

TIPOLOGIA DI PRODOTTO
Pronti Contro Termine con tasso lordo annuo all’1,50%

STRUMENTO FINANZIARIO
Titolo governativo spagnolo

DESTINATARI DELL’OFFERTA
•Clienti nuovi e già clienti BG titolari di un C/C e di un Dossier Titoli
• Persone Fisiche e Persone Giuridiche.
• Offerta aperta anche ai Clienti non residenti e agli US Person (esclusi gli US Person con residenza negli Stati Uniti D’America).
I nuovi Clienti prima di aderire alla nuova soluzione di investimento dovranno aprire un Conto e Dossier Titoli della gamma BG

PERIODO DI SOTTOSCRIZIONE
15 Giugno – 30 Giugno 2022
Le operazioni in questo periodo saranno inserite a sistema, ma non eseguite.

DURATA
1° Luglio – 31 Ottobre 2022 (4 mesi)
Tutte le operazioni saranno eseguite massivamente il 1° Luglio

TASSO NOMINALE ANNUO LORDO
• 1,50% annuo lordo. Tasso riconosciuto pro rata per 4 mesi
• L’importo oggetto dell’investimento deve prevenire da nuova liquidità (raccolta fresca).

SCADENZA
31 Ottobre 2022

IMPORTO INVESTIMENTO
• Minimo € 15.000
• Massimo € 500.000
Al fine di assicurare il rispetto dell’importo minimo e massimo di sottoscrizione sarà possibile l’inserimento di un solo ordine per CDG

COMMISSIONI/SPESE
Nessuna commissione di negoziazione
Rimangono a carico del Cliente eventuali costi di custodia, commissioni, spese di qualunque altro genere e/o gli oneri fiscali che la Banca dovesse sostenere in relazione alle operazioni di Pronti contro Termine.

FISCALITA’
• 12,50% sul rendimento
• Imposta di bollo 0,20% annuo sul DT in fase di rendicontazione

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Punto settimanale sui mercati

A settembre di quest’anno si volterà pagina.Dopo l’aumento di 25 punti base del 21 luglio, la BCE accelererà il tasso in autunno: +0,5%. Oltre a ciò, +0,25% per trimestre. L’aumento sarà, nel linguaggio dell’istituzione, sostenuto ma graduale. Obiettivo a medio termine? Il tasso neutro, pari al 2%, o addirittura superiore con l’avvicinarsi dell’estate del 2024. Sebbene sia ancora Christine Lagarde a scrivere il manoscritto, non sembra avere tutte le carte in mano. Come se fosse assillata da un editore che ha fretta di andare in stampa, la BCE reagisce piuttosto che agire.  La BCE è schiacciata dall’aumento dell’inflazione, che è più forte del previsto (7% previsto per la fine dell’anno) e sta già intaccando la crescita economica.Come per la BOE, la morsa si stringe nella zona euro, dove la BCE, troppo lenta nell’adeguare la sua politica, si trova nella difficile posizione di un giocatore di scacchi che deve sacrificare la sua regina (la crescita) per salvare il suo re (la stabilità dei prezzi), al prezzo di danni collaterali già visibili… Lo spread tra i rendimenti dei Bund tedeschi e dei BTP italiani ha iniziato ad allargarsi in reazione alla conferenza stampa di una Lagarde che si è mostrata meno materna. Sebbene preoccupato per il rischio di “frammentazione” degli spread tra i Paesi, non sono stati rivelati gli strumenti per contenere la dislocazione dei rendimenti sovrani della zona, poiché probabilmente non esistono in assenza di un consenso all’interno del Consiglio.  La mancanza di consenso è evidente anche nella mancanza di audacia nell’uscita dalle politiche quantitative. A differenza della FED e della BOE, la BCE non comprimerà attivamente il proprio bilancio… Se gli acquisti netti di attività cesseranno il 1° luglio, le obbligazioni continueranno a essere reinvestite attraverso il programma standard di acquisto di attività (APP). Il Programma di acquisto di emergenza per le pandemie (PEPP) viene mantenuto fino alla fine del 2024. Questo aggiustamento tardivo, volto a contenere l’inflazione attraverso la repressione finanziaria di un surriscaldamento economico che non esiste più, è solo a metà, poiché i prezzi dei beni di prima necessità, che sono diventati più scarsi, sono diventati indipendenti dalla domanda… Quale aggregato economico della zona euro resta da reprimere per sgonfiare questa inflazione che, ricordiamolo, resta fuori dalla portata delle Banche Centrali perché trainata dall’esplosione dei prezzi dei cereali (condizioni climatiche sfavorevoli, guerra in Ucraina), del petrolio (sottoinvestimento da parte dei produttori) e del gas che, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, potrebbe essere razionato quest’inverno in Europa, al culmine dell’aumento dei tassi della BCE… Perché non citare il valore dell’euro storicamente basso che, vicino alla parità con il dollaro in cui sono denominate queste materie prime, aumenta il prezzo alla pompa e sullo scaffale con ogni centesimo che perde? Quale messaggio ci sta inviando la BCE sulla sua valuta? Che senso ha un euro debole in tempi di alta inflazione? In un mondo che sta rallentando, deglobalizzandosi, di fronte alla concorrenza di uno yen storicamente basso, l’argomento della competitività delle esportazioni è ben compreso come prima?  Come spesso accade dopo l’uscita di Draghi, il mercato ha il delicato compito di interpretare la mancanza di chiarezza delle conferenze stampa della BCE…