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Trust, come gestire le ricchezze familiari e proteggerle dal fisco

l Fisco parla. E sdogana l’utilizzo dei trust in Italia. Con la circolare 34/E/2022 l’Agenzia delle Entrate ha dettato le linee guida interpretative, facendo luce su alcune delle più frequenti questioni aperte sull’utilizzo dei trust e sulla pianificazione patrimoniale. Uno dei principali ostacoli alla diffusione dei trust in Italia è derivato dal pregiudizio che tradizionalmente ha accompagnato tale strumento in contribuenti preoccupati dei possibili interventi del Fisco. Questo pregiudizio – forse provocato dall’utilizzo distorto ne è stato fatto in passato — pare oggi non trovare più alcuna ragion d’essere. Innanzitutto, il Fisco dà chiarezza giuridica all’organismo, non solo fornendo una sua efficace definizione dei trust, pienamente validi ed efficaci grazie alla Convenzione dell’Aia, in vigore in Italia dal 1992, ma dando evidenza alla possibilità di un trust di qualificarsi come «discrezionale» o «autodichiarato» e volto a perseguire leciti utilizzi quali, ad esempio sempre citando la circolare, il «trust di scopo», il «trust familiare», il trust «Dopo di Noi», il «trust di garanzia» o il «trust liquidatorio».

Che cosa cambia

In ambito fiscale, viene delineato sia il «trust commerciale» che quello «non commerciale», confermandone la soggettività all’Ires. Nel campo dell’imposizione indiretta, il Fisco abbandona il prelievo «in entrata», confermando che l’atto di disposizione dei beni in trust sia soggetto all’imposta di registro in misura fissa. Secondo le regole del Testo Unico sulla successione l’imposta è ora «in uscita». In questa sede, il Fisco chiarisce come occorra guardare alla «attribuzione stabile», che si verifica all’atto di attribuzione dei beni dal trustee al beneficiario, con atto formale o meno. Occorrerà dunque indagare la struttura giuridica e fattuale del trust, per poter identificare correttamente il momento impositivo, nonché se siano individuati o individuabili beneficiari titolari di beni o diritti in modo pieno ed esigibile, non subordinati a discrezionalità di trustee o disponente.

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COSA E’ IL BTP ITALIA?

COSA E’ IL BTP ITALIA?
Il BTP Italia è un Titolo di Stato italiano che fornisce all’investitore una protezione contro l’inflazione nazionale: sia le cedole, pagate semestralmente, che la rivalutazione del capitale, anch’essa corrisposta semestralmente, sono calcolate in base all’inflazione italiana, misurata dall’Istat attraverso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operati ed impiegati (FOI) con esclusione dei tabacchi. Alla scadenza finale il BTP Italia garantisce la restituzione del valore nominale sottoscritto.
CHE CEDOLE PAGA?
Ogni 6 mesi viene riconosciuto al detentore del titolo:
1. La cedola semestrale calcolata moltiplicando la metà della cedola annuale fissa garantita (Tasso Cedolare Reale Annuo) stabilita all’emissione, per il capitale sottoscritto rivalutato sulla base dell’inflazione verificatasi nell’ultimo semestre.
2. La rivalutazione semestrale del capitale sottoscritto che consente di recuperare la perdita del potere di acquisto realizzatasi in quel periodo.
COSA E’ IL COEFFICIENTE DI INDICIZZAZIONE?
Elemento cardine per la determinazione della rivalutazione semestrale e del capitale sottoscritto rivalutato è il calcolo del Coefficiente di indicizzazione (CI). Tale coefficiente è pari al rapporto tra l’indice di inflazione FOI del giorno di pagamento della nuova cedola rispetto al valore dell’indice FOI relativo alla data di pagamento della cedola precedente (Indice Inflazione Base).
Tale Coefficiente viene calcolato anche ogni giorno di mercato aperto in quanto necessario per determinare il controvalore con cui vengono regolati gli scambi dei BTP Italia sul mercato secondario e i relativi ratei di interesse.
Poiché i BTP Italia sono emessi in date diverse e pagano cedole in date diverse per ognuno di essi viene calcolato ogni giorno lo specifico Coefficiente di Indicizzazione.
In un contesto di inflazione, quando i prezzi dei beni e servizi aumentano nel tempo, il Coefficiente di Indicizzazione assume sempre un valore superiore a 1
COME SI CALCOLA LA CEDOLA SEMESTRALE?
E’ calcolata moltiplicando il Tasso Cedolare Reale Annuo definitivo/2 per il capitale rivalutato (Capitale nominale sottoscritto moltiplicato per il Coefficiente di Indicizzazione)
In caso di deflazione nel semestre (cioè quando l’indice di inflazione scende e il coefficiente di indicizzazione è inferiore a 1), la cedola dello stesso semestre viene calcolata moltiplicando il Tasso Cedolare semestrale Reale per il capitale nominale non rivalutato (floor sulla cedola), garantendo per il relativo semestre un rendimento minimo pari al Tasso Cedolare Reale semestrale fisso. In caso di inflazione (l’indice di inflazione torna a salire) nei semestri successivi, la rivalutazione del capitale avverrà solo qualora l’indice FOI torni a superare il livello massimo raggiunto nei semestri precedenti.
COME DI CALCOLA LA RIVALUTAZIONE SEMESTRALE?
E’ calcolata moltiplicando il Capitale Nominale sottoscritto per il Coefficiente di Indicizzazione. Non può assumere valori negativi.
In caso di deflazione nel semestre non vi è addebito e non è dovuto alcun pagamento da parte dell’investitore (floor del capitale). In caso di inflazione nei mesi successivi, la rivalutazione del capitale avverrà solo quando l’indice di inflazione torna a superare i livello massimo raggiunto nei semestri precedenti.
COSA SUCCEDE SE IN UN SEMESTRE L’INFLAZIONE E’ INFERIORE AL QUELLA DEL SEMESTRE PRECEDENTE?
La rivalutazione del capitale dipende dal Coefficiente di Indicizzazione basato sull’Indice di inflazione. L’indice sale (e il Coefficiente di Inflazione è superiore a 1), anche se in un semestre la suo tasso di aumento (quello che comunemente viene chiamato tasso di inflazione) è inferiore a quello del periodo precedente. La rivalutazione semestrale non viene pagata solo quando il valore finale dell’indice FOI risulta inferiore al suo valore di inizio periodo. in questo caso il Coefficiente di Indicizzazione è infatti inferiore a 1. Si tratta dei casi in cui il tasso di inflazione non è inferiore a quello del periodo precedente ma assume valori negativi (caso di deflazione).

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COMMENTO SETTIMANALE

La settimana sui mercati obbligazionari si è chiusa con una performance generalmente negativa con eccezione per il comparto high yield in EUR e degli emergenti in local currency
che hanno consegnato un risultato moderatamente positivo.

Per quanto concerne i dati macroeconomici, sul fronte USA in ottobre il tasso di disoccupazione ha segnato una crescita al 3,7% dal 3,5% di settembre, contro il 4,6% dell’ottobre 2021. Il dato si confronta con la lettura invariata al 3,5% del consensus. Inoltre, in ottobre la crescita dei posti di lavoro è stata pari (a esclusione del settore agricolo) a 261.000 unità contro le 315.000 di settembre e le 205.000 del consensus.

La Federal Reserve, come previsto, ha annunciato un rialzo dei tassi di 75 punti base. Il costo del denaro sale così in una forchetta fra il 3,75% e il 4%. Si tratta del quarto rialzo consecutivo da 75 punti base per l’istituto guidato da Jerome Powell nella lotta all’inflazione e del sesto rialzo da inizio anno. La Banca centrale americana ha poi fatto sapere che andrà avanti con i rialzi dei tassi di interesse fino a quando non saranno in territorio “sufficientemente” restrittivo.
Sul fronte europeo, in settembre il tasso di disoccupazione è calato al 6,6% dal 6,7% della lettura finale di agosto, in linea con il consensus. Il dato si confronta con il 7,4% del settembre
2021.

In settembre i prezzi alla produzione sono balzati del 41,9% annuo, in moderato rallentamento rispetto al 43,4% della lettura finale di agosto e sostanzialmente in linea con il 42,0% del consensus. In ottobre l’indice Pmi S&P Global dei servizi è calato a 48,6 punti dai 48,8 di settembre, comunque sopra ai 48,2 della lettura preliminare diffusa lo scorso mese. Il Pmi Composite, che combina l’indice dei servizi con quello del manifatturiero, è sceso invece a 47,3 dai 48,1 precedenti, contro i 47,1 del dato flash.

Il rendimento del Treasury decennale ha chiuso a 4,16% (+15bp) il rendimento del Bund tedesco a 2,295 (+19p) e il rendimento del BTP decennale a 4,458% (+29bp).
Per quanto concerne le Buy & Sell Bond le emissioni del Tesoro legate all’inflazione con scadenze brevi hanno segnato buone performances, sui titoli nominali invece le performances sono state negative. Positive le performances dei titoli legati all’energia, Pemex ed E.ON AG. Positive le performances dei titoli in CHF ed in rupie indiane. Per quanto concerne i titoli in USD, positiva la performance di Citigroup.

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