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 Live Dazi, le ultime notizie in diretta | Il primo effetto della guerra commerciale: crolla l’export cinese verso gli Usa.
9 maggio 2025

Live Dazi, le ultime notizie in diretta | Il primo effetto della guerra commerciale: crolla l’export cinese verso gli Usa.

Gli Usa siglano l’accordo con Londra

Azzerati verso la Gran Bretagna i dazi del 25% su acciaio e alluminio e sui motori per aerei Rolls Royce e ridotti quelli per le autovetture al livello minimo del 10%, che resta anche per le altre merci importate. Come scrive, Luigi Ippolito sul Corriere della sera, il Regno Unito invece rimuove le sue tariffe su etanolo, carne e altri prodotti agricoli, dando una spinta da 5 miliardi alle esportazioni Usa. Secondo la Casa Bianca seguiranno «numerosi altri accordi». Ma mentre stanno per partire i negoziati con Cina e Unione Europea, Trump ha ribadito che la Ue «ha trattato molto ingiustamente gli Stati Uniti.

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Charlie Munger aveva previsto il crollo dei mercati: ecco come superarlo
23 aprile 2025

Charlie Munger aveva previsto il crollo dei mercati: ecco come superarlo

Il mercato azionario ha appena ricevuto un altro pugno allo stomaco – e Charlie Munger lo aveva previsto anni fa. L’S&P 500 è crollato di oltre il 10% in soli due giorni all’inizio del mese, dopo l’annuncio del presidente Donald Trump di nuovi dazi a tappeto.

Il crollo ha portato l’indice in territorio ribassista, prima che una pausa di 90 giorni su alcuni dazi aiutasse i titoli a riprendersi. Tuttavia, Wall Street rimane in ansia per i timori di una guerra commerciale prolungata.

Il pensiero di Munger è ancora valido

Munger, il defunto vicepresidente di Berkshire Hathaway, non era uno che edulcorava le realtà del mercato. In un’intervista del 2009 alla BBC, Munger ha dichiarato: “Se non riesci a gestire un calo del 50%, ti meriti un risultato mediocre”.

Si riferiva a perdite reali: le azioni della Berkshire erano scese di oltre il 50% durante la crisi finanziaria del 2008.

Quando gli è stato chiesto se fosse preoccupato per il calo del prezzo delle azioni della società, Munger ha risposto con un deciso: “Zero”. Non era la prima volta che lui e Buffett vedevano crollare le loro partecipazioni. “Questa è la terza volta che Warren e io abbiamo visto le nostre partecipazioni nella Berkshire scendere, dall’alto verso il basso, del 50%”, ha detto.

L’approccio di Munger? Mantenere la calma e continuare a comprare. Lui e Buffett hanno seguito un mantra familiare: “Siate timorosi quando gli altri sono avidi, e siate avidi quando gli altri sono timorosi”. Business Insider ha riportato il 26 marzo che le azioni Berkshire sono salite del 16% nel 2025, sfidando il declino del mercato in generale.

I dazi scatenano il panico, gli analisti si fanno sentire

Il caos di mercato è iniziato la settimana del 1° aprile, dopo che Trump ha introdotto nuovi dazi per limitare l’influenza economica della Cina. Sebbene la pausa di 90 giorni abbia contribuito a innescare un rally, gli analisti non stanno abbassando la guardia.

Il 31 marzo, Goldman Sachs ha previsto una possibilità del 35% di ulteriori ribassi del mercato nel corso del prossimo anno, come riportato da Reuters.

Gli investitori, nel frattempo, sono divisi tra paura e opportunità. Un sondaggio pubblicato da Investopedia ha rilevato che il 73% degli investitori è preoccupato per la volatilità dei mercati, ma solo il 17% si è orientato verso asset più sicuri.

La maggior parte degli investitori (58%) ha dichiarato di acquistare azioni durante il ribasso del mercato, concentrandosi su titoli tecnologici popolari come Apple e Nvidia.

Tuttavia, le bandiere della cautela sono alzate. L’economista di GlobalData TS Lombard, Daniel von Ahlen, ha dichiarato a Business Insider: “La tregua di Trump sui dazi ha innescato un rally di sollievo nei mercati azionari, ma pensiamo che sarà di breve durata e raccomandiamo di vendere sui rally e di non comprare durante i ribassi”.

La storia favorisce chi ha pazienza

Le flessioni dei mercati possono essere brutali, ma la storia dimostra che spesso creano le premesse per la crescita. Secondo un report di Winthrop Wealth del gennaio 2023, dal 1929 l’indice S&P 500 ha attraversato 13 mercati ribassisti. In ogni caso, l’indice si è ripreso con forza su periodi di uno, tre e cinque anni.

Munger ha tenuto questa lezione agli studenti durante un’apparizione del 2011 all’Università del Michigan. “Potete aspettarvi altri boom e crolli nel corso della vostra vita”, ha detto, esortandoli a “continuare a comportarvi in modo credibile ogni giorno”.

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Charlie Munger
Polizze Cat Nat - Aggiornamento scadenze
2 aprile 2025

Polizze Cat Nat - Aggiornamento scadenze

Il Consiglio dei Ministri del 28 marzo ha approvato un decreto-legge che differisce, per le micro, piccole e medie imprese, l’obbligo di stipulare contratti assicurativi a copertura dei danni direttamente cagionati da eventi catastrofali.

 

Di seguito le nuove date previste:

  • piccole e micro imprese: obbligo dal 1° gennaio 2026;

  • medie imprese: obbligo dal 1° ottobre 2025;

  • grandi imprese: resta confermata la scadenza del 1° aprile 2025, ma le eventuali sanzioni scatteranno solo dopo 90 giorni da tale data.

Il nuovo termine viene stabilito in base alle dimensioni dell'impresa secondo la direttiva UE 2023/2775.

 

Per ciascuna categoria dimensionale la direttiva stabilisce tre limiti, due dei quali non devono essere superati:

  • microimprese: stato patrimoniale (450.000 euro), ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (900.000 euro), dipendenti (10);

  • piccole imprese: stato patrimoniale (5 milioni di euro), ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (10 milioni di euro), dipendenti (50);

  • medie imprese: stato patrimoniale (25 milioni di euro), ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (50 milioni di euro), dipendenti (250);

  • le grandi imprese superano almeno due dei seguenti tre criteri: stato patrimoniale (25 milioni di euro), ricavi netti delle vendite e delle prestazioni (50 milioni di euro), dipendenti (250).

La proroga non riguarda le compagnie di assicurazione, per le quali l’obbligo di contrarre resta fissato al 1° aprile 2025.

Compila il form in home page per maggiori informazioni.

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Effetto Trump sul dollaro: da gennaio perde il 5% contro l’euro. Perché succede e cosa ci si aspetta adesso
28 marzo 2025

Effetto Trump sul dollaro: da gennaio perde il 5% contro l’euro. Perché succede e cosa ci si aspetta adesso

A inizio gennaio 2025 la forza del dollaro sembrava inarrestabile. Dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca il biglietto verde aveva rapidamente guadagnato posizioni contro tutte le principali valute e sembrava destinato a raggiungere rapidamente la parità contro euro e forse addirittura a spingere la divisa comune europea sotto quota 1, dopo che il 10 gennaio scorso il dollaro aveva toccato un massimo di 1,02 contro euro. Ma poi qualche cosa non ha funzionato e il dollaro ha incominciato a indebolirsi. 
Peter Kinsella, responsabile delle strategie valutarie di Union Bancaire Privée, fa il punto sugli ultimi sviluppi del mercato delle valute.  «Dall'insediamento di Donald Trump, la fiducia dei consumatori statunitensi è peggiorata, riflettendo i maggiori livelli di incertezza legata ai dazi. I tassi di interesse statunitensi a lungo termine sono diminuiti e, di conseguenza, il vantaggio a livello di carry (rendimento cedolare) del dollaro USA rispetto alla maggior parte delle valute dei Paesi del G10 e dei mercati emergenti si è ridotto», scrive Kinsella in una analisi appena pubblicata.
Il fallimento del «Trump Trade»

Dal 22 gennaio , l'indice del dollaro USA è sceso di circa il 5%. La debolezza del dollaro è generalizzata, con la valuta che perde terreno sia nei confronti delle valute dei Paesi del G10 che di quelle dei mercati emergenti. Valute come la corona svedese (SEK), la corona norvegese (NOK) e lo Yen (JPY) hanno registrato le migliori performance rispetto al dollaro. Ne traggono vantaggio le valute sottovalutate, come la corona svedese (SEK), la corona norvegese (NOK) e lo Yen (JPY).
Questa azione sui prezzi non corrisponde alle attese degli investitori secondo i quali il dollaro avrebbe beneficiato del cosiddetto «Trump trade», una combinazione di deregolamentazione dell'economia statunitense, dazi elevati sulle importazioni e tassi di interesse più alti.
Progaganda contro realtà 

Secondo l’opinione corrente, i dazi avrebbero dovuto portare a un apprezzamento del dollaro USA a causa delle aspettative di riduzione delle importazioni e di un conseguente miglioramento della bilancia commerciale degli Stati Uniti. Questo però non è accaduto. Ciò riflette l’imprevedibilità degli annunci sui dazi e la mancanza di certezza riguardo alla posizione finale degli Stati Uniti su questo tema. Gli annunci di Trump e la successiva sospensione delle misure tariffarie su Canada e Messico ne sono un ottimo esempio. Di conseguenza, il cambio euro/dollaro non si è quasi mosso quando Trump ha annunciato potenziali dazi sui beni europei: quando si tratta della politica commerciale, diventa complicato per gli investitori capire se fidarsi delle parole di Trump oppure no.
Sorprendentemente, sono pochi gli studi sugli effetti dei dazi sulle valute. Tuttavia, secondo gli studiosi l'impatto iniziale è un apprezzamento della valuta del paese che impone i dazi a causa dei cambiamenti nella bilancia commerciale. Gli effetti economici successivi tendono poi a invertire questa tendenza.

Il calo dei tassi a lungo termine

C'è anche una questione di scala e dimensioni. Gli Stati Uniti hanno imposto dazi alla Cina a partire dal 2018, quando la Banca centrale di Pechino voleva leggermente indebolire il Renminbi cinese (CNY). Nello scenario attuale gli Stati Uniti hanno imposto dazi alla Cina, al Canada e al Messico contemporaneamente, oltre ad aver minacciato di applicarli all'UE. E invece di assistere a un apprezzamento del dollaro, abbiamo assistito a un suo indebolimento.
Dall'insediamento, la fiducia dei consumatori statunitensi è peggiorata, riflettendo i maggiori livelli di incertezza legata ai dazi. I tassi di interesse statunitensi a lungo termine sono diminuiti e, di conseguenza, il vantaggio del dollaro USA rispetto alla maggior parte delle valute dei Paesi del G10 e dei mercati emergenti si è ridotto.

Dollaro sopravvalutato

«Il dollaro statunitense scambiava ai massimi da decenni prima dell'insediamento di Trump», scrive Kinsella. La sua chiara sopravvalutazione è uno dei principali fattori alla base del deficit commerciale statunitense e l'amministrazione USA avrà accolto con favore l’indebolimento del dollaro. «Riteniamo che la soglia per un ulteriore indebolimento del dollaro non sia particolarmente alta. L'annuncio della spesa fiscale della Germania segna un punto di svolta e porterà a una maggiore dinamica di crescita nella più grande economia europea, proprio nello stesso momento in cui gli Stati Uniti sperimenteranno una crescita più lenta e una modesta contrazione fiscale. Sostanzialmente, un euro più forte farà di più per ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti di quanto non faranno mai i dazi».

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L'oro di Londra scende a 3010 dollari mentre le “tariffe più strette di Trump” riducono l'Arb del Comex
25 marzo 2025

L'oro di Londra scende a 3010 dollari mentre le “tariffe più strette di Trump” riducono l'Arb del Comex

L'ORO DI LONDRA è sceso lunedì al prezzo di riferimento più basso delle 15:00 da quando, la settimana scorsa, ha superato per la prima volta i 3000 dollari per oncia troy, mentre i mercati azionari statunitensi sono saliti e il prezzo dei futures sull'oro del Comex di New York ha ridotto il premio rispetto al lingotto di Londra, portandolo al minimo del 2025, grazie alla notizia che i dazi commerciali del presidente Trump saranno meno aggressivi di quanto temuto, scrive Atsuko Whitehouse di BullionVault.
 
Dichiarando venerdì che “il 2 aprile è il giorno della liberazione in America!!!” a causa dei dazi di vasta portata che verranno imposti sulle merci straniere, Trump ha poi detto ai giornalisti nello Studio Ovale che “flessibilità è una parola importante”.
 
Bloomberg e il Wall Street Journal hanno poi riferito nel fine settimana che le nuove tariffe di martedì prossimo saranno “diluite... più mirate... più ristrette” di quanto si pensasse.
 
I titoli azionari statunitensi hanno aperto la settimana in rialzo dell'1,6%, spinti “dall'ammorbidimento delle tariffe da parte di Trump”, secondo Reuters, anche se i dati preliminari dell'indagine PMI di S&P Global Research per marzo hanno affermato che l'attività manifatturiera statunitense si sta improvvisamente riducendo grazie a “un minor numero di casi in cui la produzione è stata sostenuta dall'anticipazione delle tariffe”.
 
“La crescita dei nuovi ordini si è quasi arrestata nel settore della produzione di beni. Anche gli acquisti di input nel settore sono tornati a diminuire”.
Risucchiando l'oro nei magazzini statunitensi in seguito alla minaccia di Trump di imporre dazi commerciali, il prezzo del contratto future Comex più attivo di New York - negoziato sulla borsa dei derivati CME - è balzato a gennaio fino a 60 dollari per oncia troy al di sopra delle quotazioni dell'oro di Londra in seguito alle speculazioni sull'applicazione di dazi all'importazione dei metalli preziosi.
 
Ma l'arco Comex-Londra è sceso oggi fino a 2 dollari l'oncia, quasi ai minimi dal 2025, quando la notizia dell'approccio più “flessibile” di Trump ha coinciso con i nuovi dati che mostrano come l'abbondanza di oro nei magazzini statunitensi - risucchiata nei depositi approvati dal CME da banche e altri commercianti che vogliono sfruttare il divario di prezzo - sia salita a un altro massimo storico.
 
Non bisogna confondere l'“incertezza tariffaria” con l'incertezza sull'impatto economico delle tariffe”, avverte Nicky Shiels, responsabile della strategia sui metalli del gruppo svizzero di raffinazione e finanza dell'oro MKS Pamp.
 
“La guerra commerciale che gli aumenti dei dazi del presidente Trump stanno causando è, a detta di tutti, inflazionistica”, ha affermato Bruce Ikemizu, direttore generale della Japan Bullion Market Association (JBMA), nella sua ultima nota.
 
La scorsa settimana i membri del team politico della Federal Reserve hanno mantenuto invariati i tassi d'interesse sul dollaro e hanno mantenuto le loro previsioni medie sulla fine dei tassi nel 2025, nonostante abbiano alzato le loro aspettative per il tasso d'inflazione di dicembre dal 2,5% annuo al 2,8% sulla misura core PCE.
 
La misura preferita dalla Fed, il PCE core, è scesa al 2,6% su base annua a gennaio dal 2,9% di dicembre. La prima stima per febbraio, in uscita venerdì prossimo, prevede un rialzo al 2,7%.
 
“La Fed farebbe molto meglio a TAGLIARE I TASSI mentre i dazi statunitensi iniziano a farsi strada nell'economia”, ha twittato Trump sulla sua piattaforma privata Truth Social dopo la decisione della banca centrale statunitense della scorsa settimana.
 
“Fate la cosa giusta. Il 2 aprile è il giorno della liberazione in America!!!”.
 
Con i futures sull'oro Comex più attivi scesi a 314 dollari per oncia troy intorno alle 15:00 ora di Londra, il metallo londinese è sceso a 310 dollari mentre l'indice S&P500 dei titoli societari statunitensi è balzato ai massimi di due settimane.
 
Il prezzo dell'argento è stato meno volatile, mantenendosi in linea con i minimi di 9 sedute di venerdì, sotto i 33 dollari per oncia troy, mentre l'arb del Comex-Londra per il metallo prezioso più utile a livello industriale si è mantenuto intorno ai 50 centesimi.
 
Il costo del prestito dell'oro a Londra è sceso sotto lo 0,4% annuo per la seconda sessione consecutiva, con i tassi di leasing a 1 mese in netto calo rispetto al picco pluriennale di inizio febbraio, vicino al 5,5% annuo.
 
L'afflusso di oro nei magazzini approvati dal Comex ha fatto sì che le scorte d'oro aumentassero di un altro 0,7% venerdì scorso, secondo i dati del CME, raggiungendo le 1.303 tonnellate.
 
Questo massimo storico è superiore del 6,2% rispetto al precedente massimo del febbraio 2021, quando la crisi di Covid risucchiava anche i lingotti nei depositi di New York per sfruttare il divario di prezzo dei futures Comex rispetto alle quotazioni di Londra.

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Il FTSEMib chiude in rosso (ma sopra i 39mila punti)
22 marzo 2025

Il FTSEMib chiude in rosso (ma sopra i 39mila punti)

I titoli del settore bancario sono rimasti tra i protagonisti a Piazza Affari. Spiccano i ribassi di Leonardo e di NEXI. Ancora vendite su Industrie De Nora.
I maggiori indici di Borsa Italiana e le principali piazze finanziarie europee hanno chiuso in territorio negativo l’ultima seduta della settimana, giornata caratterizzata da importanti scadenze tecniche: sono andati in scadenza i future sull'indice FTSEMib e i futures su azioni e opzioni con termine a marzo 2025.

Il FTSEMib ha subito un calo dello 0,39% a 39.036 punti, dopo aver oscillato tra un minimo di 38.862 punti e un massimo di 39.232 punti; tuttavia, nell'intera settimana il principale indice di Borsa Italiana ha guadagnato lo 0,98%. Il FTSE Italia All Share ha perso lo 0,41%. Segno meno anche per il FTSE Italia Mid Cap (-0,58%) e per il FTSE Italia Star (-0,89%). Nella seduta del 21 marzo 2025 il controvalore degli scambi è salito a 6,58 miliardi di euro, rispetto ai 3,85 miliardi di giovedì.

Alle ore 17.30 il bitcoin aveva sfiorato gli 84.000 dollari (poco più di 77.500 euro).

Lo spread Btp-Bund ha oscillato intorno ai 105 punti, con il rendimento del Btp decennale che si è avvicinato al 3,8%.

L’euro è tornato sotto gli 1,085 dollari.

 

I titoli del settore bancario sono rimasti tra i protagonisti a Piazza Affari.

Focus su UniCredit (-0,19% a 53,31 euro). Con riferimento all’offerta pubblica di scambio volontaria totalitaria sulla totalità delle azioni ordinarie di BancoBPM (+1,45% a 10,145 euro), l'istituto guidato da Andrea Orcel ha comunicato di aver ricevuto dalla Banca Centrale d’Irlanda il nulla osta per l’acquisizione di una partecipazione indiretta di controllo in BBPM LIFE.

 

Al FTSEMib spiccano i ribassi di Leonardo (-3,27% a 45,89 euro) e di NEXI (-4,88% a 5,19 euro).

 

Industrie De Nora ancora sotto i riflettori, dopo la pesante correzione subita nelle precedenti due sedute. Il titolo ha registrato una flessione del 2,84% a 6,835 euro.

 

Al segmento STAR spicca il rialzo di Aquafil (+10,8% a 1,422 euro).

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